Di aborto non si parla quasi mai. Quando succede si abbassa lo sguardo e il tono della voce. A meno che non sia un dibattito pubblico, e allora i toni si infuocano: le donne assassine, lo sterminio degli innocenti, il genocidio legalizzato. Anche chi è a favore della legalità dell’aborto e della possibilità di scelta della donna difficilmente è a proprio agio.
Così esordisce Chiara Lalli nelle prime pagine del suo libro A. La verità, vi prego, sull’aborto. E rileggendo queste poche righe non posso che associarle alle recenti dichiarazioni della performer ed artista Marina Abramovic, la quale ha rotto il silenzio dichiarando pubblicamente di aver abortito. In più di una occasione.
L’artista è stata intervistata dal Tagesspiegel (la cui intervista non esiste per intero in italiano, ad oggi) ma è l’estratto con solo alcune delle sue dichiarazioni ad essere riportato su buona parte dei quotidiani online – compreso l’huffingtonpost italiano – e siti spazzatura che hanno provveduto a commentare le dichiarazioni con i soliti titoloni ad effetto. L’intento? Decontestualizzare le dichiarazioni personali di Abramovic dal resto dell’intervista. Tra l’altro molto interessante. La “sconcertante rivelazione”- udite udite! – è quella di aver ricorso alla pratica dell’aborto per tre volte nella sua vita, al fine di difendere il proprio contributo nel mondo dell’arte ed il diritto di restare all’apice della carriera.