Le parole che a scuola non esistono

leparoleche Ho raccolto qui di seguito qualche citazione. Vi invito a riflettere sul fatto che in nessuna scuola queste parole saranno mai conosciute, lette o studiate – a parte le solite poche e fortunate eccezioni. Sono di autori fuori da qualunque programma scolastico, oppure riguardano temi e “materie” di cui la scuola non può o non vuole occuparsi in maniera adeguata alla loro rilevanza. Ci sarà sempre un aggettivo adatto a tenerle fuori dal luogo dove servirebbero di più, e dove sono richieste di più. Oltre a queste resistenze “di sistema”, va aggiunto il conservatorismo miope di persone – di tutte le età e di tutte le provenienze scolastiche – che abbiamo personalmente registrato e conosciuto, le quali reputano alcuni autori o argomenti di scarsa importanza culturale (evitando di sostenere questa opinione con altro che non sia quel racconto che si autoconferisce quella stessa importanza culturale).
La mia, ovviamente, è una scelta del tutto personale che non vuole essere altro che un esempio.

Non ci accade mai di sentirci esistere prima di aver già preso contatto con gli altri, e la nostra riflessione è sempre un ritorno a noi stessi, che peraltro deve molto alla frequentazione degli altri. Anche un neonato di qualche mese può facilmente distinguere la benevolenza, la collera, la paura sul volto altrui, in uno stadio della sua esistenza in cui potrebbe aver imparato dall’esame del proprio corpo i segni fisici di queste emozioni. E’ dunque il corpo altrui, nel suo gesticolare, ad apparirgli immediatamente investito di un significato emozionale. Egli impara a conoscere lo spirito sia come comportamento visibile, sia nell’intimità del proprio spirito. E lo stesso l’adulto scopre nella propria vita quello che la cultura, l’insegnamento, i libri, la tradizione gli hanno insegnato a vedervi. Il contatto di noi stessi con noi stessi si compie sempre attraverso una cultura, o almeno attraverso un linguaggio che abbiamo ricevuto da fuori e che ci orienta nella conoscenza di noi stessi. Sebbene il puro sé, lo spirito, senza strumenti e senza storia, valga come istanza critica da opporre alla pura e semplice intrusione delle idee che ci vengono suggerite dall’ambiente, si compie nella libertà effettiva solo per mezzo dello strumento del linguaggio, partecipando alla vita del mondo. (M. Merleau-Ponty)

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